Sono 127 gli articoli della Gazzetta Ufficiale del 17.3.2020 dedicati al Decreto sull’emergenza del Coronavirus. Abbiamo chiesto a Maria Novella Bugetti, associato di Diritto privato all’Università Statale di Milano di analizzare con noi queste misure. Di seguito riportiamo l’intervista.
Le misure varate dal Governo in queste ultime ore devono essere valutate alla luce del momento che stiamo vivendo; come in qualsiasi situazione di emergenza, si è reso necessario stabilire delle proprità, che sarà il tempo a dire se sono state o meno ben individuate.
Dal mio punto di vista, non solo di giurista ma (in questo momento soprattutto, per ovvi motivi, di madre di tre figli tutti infradodicenni), la prima impressione leggendo le norme è banale nella sua immediatezza: la coperta è troppo corta. Non solo dal punto di vista delle risorse finanziarie, ma anche e soprattutto in relazione alla impossibilità di tenere il passo tra due diverse esigenze. Quella di garantire una serie di servizi essenziali, e cruciali in questo momento di emergenza sanitaria, e di portare avanti se possibile la produzione, e quello di fermarsi, di isolarsi, di preservare la salute mediante la interruzione delle nostre pratiche quotidiane.
L’impatto sulle famiglie di questa necessaria, ma inconciliabile esigenza, è enorme. La chiusura dei servizi (anch’essi essenziali) legati all’infanzia ha portato gli schemi familiari a doversi ridefinire in maniera molto rapida e spesso con scarso successo. La fantasia nel risolvere l’emergenza, sia chiaro, è un lusso; è riservata a chi ha risorse sociali, economiche, relazionali, psicologiche per farvi fronte. Ma chi è entrato nella emergenza già in una situazione di debolezza, privato forzatamente (e necessariamente, nella prospettiva della salute pubblica) dei supporti che passano attraverso la solidarietà delle relazioni personali, sta vivendo una situazione di solitudine e di isolamento, rispetto alla quale nessun intervento pubblico risulta sufficientemente efficace.
Ciò premesso, due parole sulle misure. Volendo sintentizzare al massimo, i provvedimenti adottati dal Governo e rivolti espressamente alle famiglie sono: il congedo parentale e il bonus baby-sitter, ma naturalmente possono essere letti in combinato disposto con gli aiuti diretti ai lavoratori ed altre importanti e utili misure quali la sospensione del mutuo sulla prima casa. In generale, ci sono “Norme speciali in materia di riduzione dell’orario di lavoro e di sostegno ai lavoratori” (artt. 19-48), “Misure a sostegno della liquidità attraverso il sistema bancario” (artt. 49-59), “Misure fiscali a sostegno della liquidità delle famiglie e delle imprese” (artt. 60-71) e poi tutta una serie di “Ulteriori misure per fronteggiare l’emergenza derivante dalla diffusione del Covid-19” (artt. 72-127). Ovviamente in ogni ambito si possono leggere ripercussioni sul tema “famiglia”.
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FMV: Entriamo nello specifico del tema dei congedi, all’art. 23. Viene esteso il congedo con un’indennità superiore al 50% della retribuzione per i figli di età non superiore ai 12 anni. Viene aggiunto, in alternativa, un bonus baby-sitting di 600,00€. È una misura che soddisfa gli standard delle famiglie italiane?
Mentre parliamo mio marito mi comunica che è possibile che la chiusura delle scuole si protragga fino a settembre. Ma limitiamoci ad una fotografia dell’oggi, anzi, dell’hic et nunc. Le scuole sono chiuse da tre settimane, questa è la quarta. La misura appare già obsoleta dunque.
Sul voucher baby sitter nutro una perplessità di fondo, tenuto conto della difficoltà di far fronte in concreto mediante questo schema alla cura dei figli in questo delicato frangente per la salute.
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FMV: L’art. 24 incrementa di 12 giorni il permesso retribuito. Che succede però se le aziende non supportano allo stesso modo le famiglie? Come possono i genitori riuscire a far fronte a questa emergenza nella diversità delle varie situazioni che ogni famiglia vive?
Credo che ognuno debba fare la sua parte. Debba, non possa. Chi non collabora si espone a fondati futuri possibili contestazioni in sede giudiziaria.
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FMV: Nessun articolo del Decreto parla di “nonni”, che sono il perno del welfare-fai-da-te in Italia. Una misura in tal senso sarebbe stata utile?
Temo non se ne parli perché sui nonni si può dire in questo momento solo una cosa: che stiano a casa! Sono i soggetti più a rischio, e in questo momento il dovere dei genitori è quello di escludere i nonni dal novero di coloro su cui possono contare nella cura dei bambini.
Si potrebbe certo aprire una lunghissima parentesi sul ruolo dei nonni nel nostro walfare “familiare” e dei doveri che anche dal punto di vista giuridico sono loro attribuiti, senza che a questi corrispondano altrettanti diritti. Ma non è questo il momento per allargare la prospettiva di analisi ad una revisione di sistema.
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FMV: Indennità di 600,00€ per il mese di marzo per professionisti e lavoratori con rapporto di collaborazione coordinata e continuativa. E se in famiglia entrambi i genitori si trovassero in questa condizione, basterebbe l’apporto economico a sostenere la famiglia?
Credo che questo sia un punto di riflessione, in generale per quanto riguarda le misure nei confronti dei lavoratori. La presenza dei figli in famiglia è un elemento che viene considerato troppo poco da parte del nostro ordinamento. Quando il legislatore andrà più decisamente in questa direzione credo faremo un significativo salto di civilità.
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FMV: Qual è secondo lei la misura straordinaria più interessante in questo decreto che potrebbe valere per il futuro, indipendentemente dalle situazioni di emergenza?
Il plauso va a mio modo di vedere alla Carta della famiglia. È uno strumento pensato prima dell’emergenza, che il Governo ha reso solo dal 18 marzo 2020 operativo a tutti gli effetti. Con quali ostacoli pratici non so dirlo, non mi ci sono ancora esercitata.
La Carta della famiglia appare come una nuova opportunità di risparmio per le famiglie e consente ai nuclei con almeno tre figli conviventi, di età inferiore ai 26 anni, di usufruire di sconti sui loro acquisti nei negozi e sul web. Credo si tratti di un bel (e dovuto) riconoscimento per le famiglie numerose.
Anche la misura dei congedi retribuiti e facoltativi non retribuiti ritengo sia una misura interessante: usciamo un attimo dalla situazione di emergenza nella quale ci troviamo, da febbraio per un paio di mesi con le scuole chiuse. Per molte famiglie questa “emergenza” è la stessa (certo, complicata dall’isolamento, ma concettualmente la medesima) che vivono ogni estate da giugno a metà settembre. Può essere l’occasione per riflettere sul nostro sistema.
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FMV: C’è qualcosa che vuole aggiungere o sottolineare su altre questioni?
Le riflessioni potrebbero essere moltissime. La straordinarietà del momento, che vivo nella sua complessità in prima persona, sollecita molte considerazioni sia giuridiche, sia sociologiche, sia “semplicemente” umane.
Due parole solo sullo smart working, che non a caso è stato oggetto di ironia nelle varie chat delle madri (non so se per i padri è stato lo stesso). Tale modalità di lavoro – in tanti casi sinonimo di flessibilità e di conciliazione lavoro famiglia – credo che in generale abbia molti vantaggi per chi è impegnato nella cura di soggetti deboli (non solo i bambini, ma anche anziani o adulti portatori di handicapp). In questo frangente credo non sia sinonimo né dell’una né dell’altra. Immagino che i genitori che in questi giorni più o meno costantemente stanno lavorando “in compagnia” (costantemente, questo è certo) dei figli, si rendano conto di che sforzo sia richiesto. Mai come quello di coloro che si trovano ora nelle corsie degli ospedali, e ai quali va la massima stima e priorità di pensiero.
Ma quando questa esperienza sarà finita, speriamo presto, non dimentichiamo le trappole che possono insidiare il lavoro a distanza, per essere consapevoli di dove ci dirigiamo (il percorso è ora accellerato, ma già inziato e continuerà al galoppo) e a quale meta vogliamo giungere.
Infine, un auspicio. Che la famiglia esca più forte da questo momento di prova. Se ne usicirà rinsaldato anche il rapporto con le istituzioni, nel nostro Paese spesso critico e sfilacciato, potremmo voltarci indietro e vedere un filo di buono nella burrasca che ci ha travolti.