Tutto comincia con il Master all’Università di Roma Tre di “Formatori Esperti in Pari opportunità. Women’s Studies e identità di genere”. O forse molto prima, con una laurea in Giurisprudenza a La Sapienza e il desiderio di “fare l’avvocato”. Poi un impiego al Ministero del Lavoro e un concorso nazionale di Assistente Giudiziario.
Maura Bonito è attualmente una funzionaria del Ministero della Giustizia, ma vanta un’esperienza pluriennale come rappresentante dell’Unione Sindacale di Base e come componente del Comitato Pari Opportunità degli uffici giudiziari romani.
Il suo modo di venirci incontro ci fa da subito intuire ciò che l’ha mossa nella sua ricerca: il disorientamento dei lavoratori e delle lavoratrici di fronte al reperimento, alla comprensione e all’applicabilità delle norme esistenti a favore della conciliazione lavoro famiglia. E la sua voglia di “dare loro una mano”.
Nasce proprio da questi intenti Strumenti di conciliazione lavoro-famiglia uno studio pubblicato per le edizioni Palinsesto pochi mesi fa. Lo abbiamo sfogliato insieme all’autrice chiedendole di illustrarcene lo sfondo sul quale si innesta. Perché quella della conciliazione lavoro famiglia è – per la Bonito – una sfida che non bisogna perdere, che deve essere raccolta tanto dalle donne quanto dagli uomini e che non è fatta semplicemente di parole, ma si avvale di strumenti concreti che è possibile utilizzare. Davvero.
FMV: Perché pubblicare un libro sulla conciliazione lavoro-famiglia? Qual è l’originalità di questa ricerca?
MB: La pubblicazione nasce dal desiderio di “diffondere sapere”. Oggi la maggior parte degli abusi di potere in tema di diritto del lavoro sono frutto proprio di una mancata conoscenza della legislazione, dei diritti e doveri dei lavoratori e dei datori di lavoro. L’originalità credo risieda nel rimando da legge a legge che ho cercato di rendere fruibile nel testo, mentre sono le note ad indicare gli specifici riferimenti normativi, quello che tutti dovremmo conoscere per operare al meglio e difendere i nostri diritti.
FMV: C’è qualche aspetto che avrebbe voluto maggiormente approfondire nella sua ricerca e che non è riuscita a racchiudere in queste pagine?
MB: In questo libro è riportato una sorta di Vademecum per il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro comparto Ministeri. Praticamente è incentrato solo sul pubblico impiego. Ci sarebbe tantissimo altro da approfondire, sia in questo campo che nell’orizzonte immenso del privato. Mi piacerebbe avere tempo e modo di seguire altre ricerche simili, ma a volte mancano tanto i tempi quanto le risorse e il sostegno economico per andare avanti. Chissà, magari questo volume sarà uno stimolo per i più giovani a tentare un’operazione più ampia e approfondita in tal senso. Poi va considerato che la legislazione cambia di continuo. Per me sarebbe già un successo cercare di mantenere aggiornato solo questo vademecum ed è questo il mio impegno attuale.
FMV: Perché secondo lei la conciliazione lavoro-famiglia è un tema così importante oggi?
MB: È sicuramente auspicabile per la produttività ed è senz’altro uno dei principali indicatori del livello della qualità della vita di una determinata società. Avere un lavoratore che sta bene e che sia costantemente stimolato nel suo lavoro significa instaurare in azienda un clima simile a quello famigliare, in cui si rema tutti nella stessa direzione e in cui il benessere del singolo diventa il benessere dell’azienda. Ma quando il datore di lavoro non rispetta il lavoratore nei suoi diritti, pretendendo solo che assolva ai propri doveri ciò indica assenza di rispetto reciproco che è il presupposto fondamentale per mettere in pratica qualunque politica di conciliazione e, in realtà, per realizzare qualsiasi relazione umana positiva.
FMV: Un’ultima domanda sulla sua sottolineatura in merito alla peculiarità della donna lavoratrice.
MB: Io credo nelle potenzialità della donna e non sulla sua superiorità. A questo proposito mi piace ricordare un esempio facilmente comprensibile che riguarda l’Uomo di Vitruvio. Mi sono sempre chiesta perché Leonardo mettesse al centro l’uomo. Poi ho capito perché: di certo la donna non avrebbe mai permesso che qualcuno la mettesse al centro del mondo. La donna è colei che si fa prossima e si mette al servizio a 360° e non credo che questa sua dimensione sia limitante. Sono convinta invece che proprio in tema di conciliazione ci sia molto da imparare dal femminile. Soprattutto sullo sviluppo di quelle abilità che maturano durante la maternità e che devono essere messe a frutto anche e soprattutto a partire dal posto di lavoro.



