Stefania Farina su “Sostenibilità. Esperienze e implicazioni della pandemia”

La Conferenza COP26 di Glasgow mostra un cambiamento notevole rispetto alle consuetudini delle COP passate. Da evento dedicato ai “tecnici”, la COP è diventata un evento globale, con ampia partecipazione delle Istituzioni, delle imprese e aziende, dei cittadini tutti. Una COP26, dunque più “popolare” e questo maggior coinvolgimento dei cittadini potrebbe aiutare anche le stesse Istituzioni a procedere nella giusta direzione.

Dall’industria 4.0 alla Società 5.0 e ruolo di tecnologia e innovazione

Parlare di sostenibilità implica innanzitutto riflettere sul modo in cui pensiamo e risolviamo i problemi che questa sfida ci pone. L’innovazione incrementale e l’approccio dei “piccoli passi”, che ha guidato sin qui lo sviluppo su questo versante e pur restando importante, mostra tutti i suoi limiti di fronte all’esigenza di imprimere un cambiamento rapido, per riportare il pianeta e la società umana, indissolubilmente legati l’uno all’altra, su un percorso di futuro sostenibile a lungo termine.

In questo contesto, la tecnologia e l’innovazione possono avere un ruolo di catalizzatore e acceleratore del processo, perché permettono di orientare e mettere a fattor comune gli sforzi di tutti gli attori, cittadini, imprese, organizzazioni, stati. Soprattutto con i cambiamenti negli stili di vita e interazione dovuti alla pandemia, l’avanzata della sostenibilità digitale e i concetti di equità, prosperità, sicurezza e sostenibilità sono sempre più legati all’innovazione tecnologica

Da una parte abbiamo l’Industria 4.0, che è un paradigma focalizzato prevalentemente sulla efficienza e produttività. Dall’altra dovremmo ragionare in chiave di Società 5.0: intendo una collettività che bilanci lo sviluppo economico con la risoluzione dei problemi socio-ambientali, dove le tecnologie non vengono solo utilizzate per generare profitto ma per migliorare tangibilmente la qualità della vita delle persone. In sintesi una società dove il modo in cui le persone provvedono al loro sostentamento è collegato al modo in cui costruiscono la loro società.

La Società 5.0 non è tanto una rivoluzione tecnologica quanto culturale: un paradigma centrato sulle persone, sull’interazione tra di esse e sull’ambiente, quindi sulla concreta qualità della vita e sostenibilità al centro del processo di produzione, con il supporto delle tecnologie dell’industria 4.0. Questo nuova concezione deve incorporare una serie di aspetti:

  • visione e leadership, che devono essere migliorate in tutti gli attori pubblici e privati;
  • messa a fuoco multilivello, perché l’innovazione per la sostenibilità deve avvenire contemporaneamente su più livelli e in diverse dimensioni;
  • integrazione completa della catena del valore, affinché ciò che di positivo è creato da una azienda non venga distrutto a monte/valle della stessa catena del valore o in un’altra;
  • coinvolgimento delle parti interessate, affinché siano tutte impegnate a determinare lo stato e l’evoluzione dei megatrend.

I risultati della COP26 non saranno stati buoni come ci attendeva, ma i segni positivi non sono mancati. Una intesa sulla eliminazione continua, senza sosta, dell’energia prodotta da carbone è stata confermata da tutte le parti; un arresto alla deforestazione anche. È mancato un accordo globale sui tagli delle emissioni, almeno sulle date previste e i grandi attori (ad esempio Cina, India) si sono defilati o hanno scelto delle soluzioni di comodo, che in sostanza significano un differimento del problema. Il punto è che non abbiamo più tempo. Ne abbiamo perso troppo in questi ultimi decenni e altri venti o trenta anni di rinvii potrebbero tradursi in una crisi climatica e ambientale e quindi sociale irreversibile.

Mancano ancora degli standard e modelli internazionali di riferimento, a cominciare dal significato di sostenibile in generale, di cosa significhi sostenibile per le aziende, per un prodotto. È confortante, comunque, notare l’interesse crescente delle aziende non solo per il “cliente”, ma per le “persone”: un vero cambio di paradigma. L’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) ha lanciato l’Agenda 2030, a favore della sostenibilità, ambientale, sociale e di governance, quindi di uno sviluppo totalmente sostenibile come indicato dai 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) dell’Agenda 2030. Uno degli obiettivi generali dell’Agenda è proprio la condivisione degli impegni – Obiettivo 17, partnership di valore – uno dei pilastri cardine della campagna ONU. Anche le aziende sono quindi chiamate a fare la propria parte, coinvolgendo tutti i portatori di interessi (clienti, fornitori, dipendenti, soci) per infondere sostenibilità in tutte le catene del valore.

Altri segnali positivi possiamo rintracciarli nelle persone stesse e nel loro coinvolgimento individuale e collettivo nella lotta ai cambiamenti che stanno distruggendo il pianeta. Per meglio informare ed indirizzare le persone a volte basta poco, una semplice App. È il caso dell’iniziativa promossa da AWorld, una startup innovativa, che educa le persone verso uno stile di vita sostenibile, misurandone l’impatto e che, allo scopo, ha creato l’App omonima, l’unica scelta dalle Nazioni Unite (ONU) a sostegno della campagna ActNow contro i cambiamenti climatici e per il raggiungimento dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG). AWorld lavora ormai a stretto contatto con la segreteria ONU, coniugando innovazione e sostenibilità, e fornendo assistenza per lo sviluppo dei criteri alla base degli SDG. La App, inoltre, Illustra quanto le azioni individuali quotidiane possano essere importanti, la centralità del loro ruolo e il bisogno di inquadrarle in un’ottica di sviluppo globale. Da un anno a oggi, quattro milioni di azioni sono state registrate dalla App. Le persone hanno necessità e desiderio di essere informate e orientate per poter scegliere i prodotti, per poter scegliere dove investire i loro risparmi (ESG) ed eventualmente scegliere di diventare vegetariani per diminuire le emissioni.

Altri punti discussi

Alimentare ulteriormente il comportamento virtuoso da parte di tutti necessita una revisione e un allontanamento dall’approccio “fiscale” e coercitivo in vigore. Le tasse sul carbon footprint, le rendicontazioni troppo stringenti rischiano di focalizzare l’attenzione sui numeri e non sulla sostanza. Occorre creare la “cultura” della sostenibilità ed insegnare, educare i bambini nelle scuole, a tutti i livelli, nelle aziende che hanno il dovere non solo di diventare sostenibili, ma di farsi promotrici della cultura della sostenibilità verso i propri dipendenti. Fare degli sconti, dare un premio non crea cultura e questi atti non creano il cambiamento necessario per la transizione. Il cambiamento non è un incentivo, ma un riflesso condizionato a una necessità: si opera in un certo modo perché si è consci che non si può fare diversamente.

Dettagli sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG – Sustainable Development Goals)

Da segnalare a livello internazionale è il programma Agenda 2030, un corposo e completo programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Essa ingloba 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (Sustainable Devlopments Goals, SDG), per un totale di 169 ‘target’ o traguardi. L’avvio ufficiale degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile ha coinciso con l’inizio del 2016, guidando il mondo sulla strada da percorrere nell’arco dei prossimi 15 anni: i Paesi, infatti, si sono impegnati a raggiungere gli obiettivi entro il 2030. Gli obiettivi per lo Sviluppo danno seguito ai risultati degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Millennium Development Goals) che li hanno preceduti, e rappresentano obiettivi comuni su un insieme di questioni importanti per lo sviluppo: la lotta alla povertà, l’eliminazione della fame e il contrasto al cambiamento climatico, per citarne solo alcuni. ‘Obiettivi comuni’ significa che essi riguardano tutti i Paesi e tutti gli individui: nessuno ne è escluso, né deve essere lasciato indietro lungo il cammino necessario per condurre il mondo sulla strada della sostenibilità.

Stefania Farina

Sustainability Consultant Salone Internazionale del Libro di Torino e AWorld srl SB

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