La docente della Iese Business School, autrice di “Artefici del nostro destino” – opera sul tema della conciliazione lavoro famiglia curata nella sua traduzione italiana dalla Fondazione Marco Vigorelli − è intervenuta nel corso del Congresso Internazionale svoltosi a Milano in occasione del VII Incontro Mondiale delle Famiglie.Segnaliamo un articolo sull’argomento apparso su Avvenire il 30 maggio 2012.La conciliazione di famiglia, lavoro e festa: alcune buone pratiche (di Viviana Daloiso)
Conciliare famiglia, lavoro e festa? Si può fare. Parola dei partecipanti alla tavola rotonda dedicata al tema e moderata da Francesco Ognibene, che con le loro esperienze concrete hanno intrattenuto oltre un migliaio di partecipanti, per una sessione del Congresso “da record” in termini di numeri e di attenzione al dibattito.
Ad aprire i lavori la professoressa Nuria Chinchilla, direttore del dipartimento di Lavoro e famiglia della prestigiosa Iese Business school, la scuola di specializzazione in Amministrazione d’Impresa dell’Università di Navarra con sede a Barcellona e a Madrid. Che della conciliazione non solo ha ricordato il ruolo fondamentale per il benessere della società (quest’ultimo si fonda sull’equilibrio tra le dimensioni di ogni essere umano in azienda e in famiglia), ma ha anche mostrato gli effettivi, straordinari risultati sul piano produttivo: in una ricerca condotta dallo Iese in 24 Paesi del mondo sul grado di “responsabilità familiare” delle politiche messe in atto dalle aziende, il risultato è che in quelle dove la conciliazione è attuata con successo l’impegno dei dipendenti è 3 volte superiore rispetto a quelle dove non esiste alcuna pratica di questo tipo, la soddisfazione 7 volte maggiore e la produttività aumenta mediamente del 19%.
Numeri che un imprenditore come Enzo Rossi, al timone del colosso della pasta marchigiano Campofilone, conosce bene: almeno da quando, nel 2007, ha deciso di punto in bianco di aumentare di 200 euro netti lo stipendio dei suoi dipendenti sulla base di un’intuizione: quella che aiutandoli ad arrivare a fine mese, a concedersi un acquisto o una cena in più, magari a mettere da parte dei soldini per le vacanze o per il futuro dei propri figli, il clima in azienda potesse migliorare. Risultato? Molto di più. Non solo la Campofilone è diventata una grande famiglia, e la “casa” dove si festeggiano Natale, compleanni, lauree. L’azienda ha anche ottimizzato i suoi incassi, inaugurando un turn over tra dipendenti sempre più stimolati e responsabili e abbattendo completamente le spese per la comunicazione interna, la formazione, la sicurezza. Di più ancora: contagiando tutte le piccole e medie imprese locali, che oggi seguono il metodo “Rossi” creando realtà in cui famiglia e lavoro vanno a braccetto, col guadagno di tutti.
E quello che nella Marche è avvenuto in piccolo, all’Endesa (colosso iberico dell’energia oggi acquisita da Enel) viene applicato su 78mila dipendenti, in 40 Paesi del mondo. A raccontarlo, una direttrice delle risorse umane madre di due figlie, Miriam Filella, che slide dettagliate alla mano ha illustrato il “sogno” diventato realtà nella sua azienda: quello di un posto di lavoro dove il dipendente trova tutta l’assistenza sanitaria di cui ha bisogno, corsi di fitness e di inglese, servizio di spesa e shopping “a domicilio”, flessibilità assoluta nei tempi e nei modi di lavoro (ingressi posticipati e tempi ridotti nei primi tre anni di vita dei figli sia per le mamme che per i papà). E ancora sostegno economico, agevolazioni sui tassi per i mutui, piani pensioni ad hoc. Tutte misure che hanno portato il colosso a un benessere economico impensabile in tempi di crisi come i nostri. A dimostrazione che proprio innanzi alla crisi, forse, si è aperto lo spazio per una nuova imprenditorialità a misura di “persona”, in cui il curriculum “vitae” del lavoratore parli davvero della sua vita, delle sue esigenze, delle sue capacità e smetta di considerarlo solo come strumento e finché funziona.



