La concezione e la cultura di famiglia varia da stato a stato dell’Africa. Il nucleo principale della famiglia è fondato dalla mamma e i suoi figli, i padri non hanno né un ruolo educativo, né un ruolo di cura, si limitano a garantire la sussistenza economica della famiglia. I figli concorrono alla sussistenza della famiglia di origine, anche una volta che se ne sono distaccati.
Intervista a Federica Cipolla* – Associazione Villa Amantea
FMV: Concezione e cultura della famiglia in Africa. Quali sono gli aspetti principali da considerare e quali i valori più diffusi?
La concezione e la cultura di famiglia varia da stato a stato dell’Africa, ma proverò a indentificarne alcune costanti. Il nucleo principale della famiglia è fondato dalla mamma e i suoi figli, i padri non hanno né un ruolo educativo, né un ruolo di cura, si limitano a garantire la sussistenza economica della famiglia. I figli concorrono alla sussistenza della famiglia di origine, anche una volta che se ne sono distaccati.
Il valore più diffuso è sicuramente il rispetto verso le persone più adulte, quindi madre e padre e verso le persone più anziane della famiglia. Il rispetto è l’unità di misura dell’amore, se ami rispetti le decisioni, i consigli, le prescrizioni; se non rispetti non ami. A sua volta la famiglia ama la comunità e rispetta gli anziani del villaggio che indicano prescrizioni e valori.
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FMV: Come vengono visti i “padri” e le “madri” nella concezione della famiglia africana? Qual è il modo di intendere la relazione uomo-donna?
La madre è la costante della famiglia, i figli hanno lei come riferimento per ogni richiesta, il padre nelle famiglie ha il ruolo di censore ma spesso anche questo è svolto attraverso la figura materna, che media tra figli e padre o vigila sul rispetto delle decisioni paterne. Vi sono casi in cui in un’unica famiglia sono presenti più mogli, viste dai figli tutte come madri, degne del medesimo rispetto. Le mogli tra loro devono essere in accordo, almeno agli occhi del marito e della famiglia del marito.
La donna ha quindi un ruolo estremamente difficile e che fatica a tener conto della sua realizzazione o della sua opinione. La relazione uomo-donna è ancor meno paritaria che in Occidente, come possiamo immaginare, solo questo tema meriterebbe un approfondimento immenso, ma mi limito a riportare due esempi.
Abi ragazza nigeriana, venuta in Italia, ospite in casa di mia madre, accetta che mia madre le prepari e le serva il pranzo, ma quando a farlo è un volontario maschio adulto della comunità in cui è ospite, non accetta che egli chieda espressamente di preparare il pranzo. All’insistenza del volontario, Abi reagisce con le lacrime per il disagio che le provoca essere servita da un uomo molto più adulto di lei.
Poi c’è Tea anche lei nigeriana, la quale, per spiegare la relazione uomo-donna in Africa, dice: «La donna sarà sempre lì, pronta per tutti i membri della famiglia e per far crescere la relazione con l’uomo».
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FMV: Qual è il ruolo dei figli in famiglia? quali sono gli aspetti principali che definiscono la relazione genitori-figli?
Consideriamo che i figli si staccano dalle famiglie molto presto, in media attorno ai 14 anni cercano un lavoro perché oltre ad autosostenersi hanno il dovere di prendersi cura dei genitori e di concorrere al sostentamento dei membri più piccoli o anziani della famiglia. I genitori hanno il ruolo di prepararli a questa funzione per i primissimi anni di vita, ma fin da piccolissimi, sia i figli maschi che le femmine, sono d’aiuto ai genitori nello svolgimento delle faccende domestiche, piuttosto che del lavoro agricolo, dell’accudimento del bestiame o delle attività di commercio, etc…
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FMV: Esistono politiche a sostegno della famiglia in Africa? E se sì quali?
Non ho mai riscontrato politiche in sostegno della famiglia, le iniziative di supporto sono lasciate alle manifestazioni di solidarietà religiosa. Ad esempio, in particolare in alcuni periodi dell’anno, ogni musulmano deve compiere un’azione di solidarietà o devolvere un’elemosina per gli indigenti, è un atto prescritto che ciascuno svolge nel limite delle proprie possibilità.
La gestione dei figli e relegata alla donna, la quale resta a casa o svolge lavori in cui può coinvolgere il figlio sin da piccolissimo, come ad esempio l’agricoltura o la vendita di prodotti al mercato.
Anche l’istruzione è spesso inaccessibile: per le famiglie che non possono permettersela non è previsto un contributo statale, l’unica soluzione è abbandonare gli studi.
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FMV: Ci sono differenze del modo di vivere le tradizioni famigliari in base ai contesti in cui si vive?
Ogni famiglia ha le sue tradizioni e il contesto influenza le tradizioni nella misura in cui si è più o meno integralisti. In linea di massima le tradizioni sono custodite dal padre che le rispetta sino alla morte. Difficilmente una famiglia osservante musulmana lascerà i figli maschi dormire nella stessa stanza con una figlia femmina. Il contesto potrebbe influenzare questa tradizione o apportare soluzioni alternative pur di mantenere la tradizione. Per esempio, una famiglia con due figli maschi e una figlia femmina che faceva capo al nostro cerntro si era organizzata con un materasso in cucina nel quale dormivano i genitori pur di lasciare una stanza alla figlia femmina.
Ancora un esempio, è tradizione che la donna segua il marito. È però vero che a seconda della disponibilità economica questa tradizione viene rivista. Le famiglie in cui il nonno ha una possibilità economica elevata tendono a vivere tutte nella medesima grande casa di famiglia. Il nonno assume anche la posizione di capo-famiglia e ha un forte ruolo educativo nei confronti dei nipoti.
Nelle famiglie più povere si tende ad espellere i figli perché possano trovare un sostentamento diverso presso le nuove famiglie, quindi il contesto socio-economico genera adattamenti.
E anche il rispetto del periodo di Ramadan sarà seguito meno se si vive e si lavora in un contesto occidentalizzato, perché ci si adatterà alla necessità di rispondere a diversi ritmi di vita e lavorativi.
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FMV: Quali sono, secondo lei, le principali sfide culturali che gli africani che arrivano in Italia sono costretti ad affrontare?
Superare i nostri pregiudizi. I pregiudizi sono causati dalla vicendevole mancata conoscenza della cultura di provenienza dell’altro. Faccio due esempi: guardare negli occhi una persona più adulta è sintomo di rispetto, in Occidente non guardare negli occhi il tuo interlocutore è sintomo di poca sincerità; lo straniero, guardando a noi dallo schermo di una tv o di un telefonino, pensa che in Europa sia tutto più facile, che in parte è innegabilmente vero, ma in parte è segno che non adempio alle aspettative dello stereotipo che si sono costruiti.
Una risposta più completa della mia arriva da Tea, ragazza nigeriana con cui parlando di questa domanda nasce la risposta che segue. «Secondo me la maggior difficoltà che gli stranieri sono costretti ad affrontare in Italia è il razzismo, è la parte più difficile per gli africani, fa pensare che essere una persona di colore sia un crimine. Fa anche sentire che non sei nessuno per la società, questo non lascia il coraggio di essere ciò che si è realmente e ciò che si vuole diventare».
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FMV: Da tanti anni si occupa di cultura africana: cosa la colpisce di più man mano che aumenta questa conoscenza?
Mi colpisce pensare quanto ancora, proprio io, che ci lavoro da tanti anni, spesso dia molto per scontato nella comprensione della loro cultura, come può una persona che non si è mai avvicinata a questa conoscenza non avere pregiudizi…
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FMV: Qualcosa che l’Italia dovrebbe imparare dalla cultura africana in tema di famiglia, ma non solo e qualcosa che gli africani possono imparare vivendo la cultura della nostra Penisola.
L’educazione collettiva, un bambino in Africa viene educato da un intero villaggio, metodo che era usato anche da noi in tempi passati. Oggi la cura e l’educazione del bambino è lasciata per intero alla famiglia e alle istituzioni, sono scomparsi i vicini di casa e spesso anche i parenti più allargati, dovremmo imparare a riassegnare un ruolo a queste figure.
Credo che gli africani invece si sforzino di imparare già molto della cultura occidentale, forse troppo, a volte senza valorizzare abbastanza gli aspetti delle reciproche diversità.
* Quest’intervista è stata svolta grazie ad uno scambio con Beatrice, ragazza nigeriana arrivata in Italia 5 anni fa e che oggi vive la sua autonomia grazie al suo lavoro e al suo impegno.