Appello alle emozioni: prove di empatia a scuola con la Didattica delle emozioni

Intervista a Rosanna Schiralli e Ulisse Mariani ideatori del format educativo Didattica delle Emozioni.

Rosanna Schiralli è psicologa e psicoterapeuta. Si occupa da molti anni di clinica e terapia del disagio degli adulti, dei bambini, degli adolescenti e delle loro famiglie. È stata titolare di cattedra di Filosofia e Scienze dell’educazione all’Università degli Studi di Viterbo. Formatrice e direttore scientifico del Festival nazionale dell’educazione, nel 2004 ha vinto, a livello nazionale, il premio Ukmar per la letteratura scientifica in neuropsichiatria infantile. Ha pubblicato per diverse case editrici numerosi testi e manuali di psicologia per genitori e insegnanti. Da marzo 2012 è presidente dell’Associazione no profit Emotional Training Center.

Ulisse Mariani è psicologo e psicoterapeuta. Lavora presso l’Unità di Psicologia della ASL di Viterbo. Si occupa da molti anni di ricerca nell’ambito della prevenzione del disagio dei bambini e degli adolescenti. È, insieme a Rosanna Schiralli, il referente e il titolare per l’Italia della Didattica delle Emozioni®. Dal 2015 lavora per l’Unione Europea alla realizzazione e alla diffusione delle linee guida sull’ Educazione Emotiva nelle scuole insieme ai rappresentanti della Gran Bretagna, della Romania, dell’Austria, dell’Ungheria e della Turchia. Negli anni ha svolto formazione in molte realtà scolastiche italiane e ha scritto numerosi testi per docenti e genitori sul metodo dell’Educazione Emotiva con le maggiori case editrici. È docente presso la scuola di psicoterapia IIRIS di Roma e dal 2015 direttore esecutivo del Festival Nazionale dell’Educazione.

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FMV: Educazione emotiva a scuola. Perché ne abbiamo bisogno?

RS e UM: L’ambito emotivo è stato sottovalutato dalle scienze psicologiche e pedagogiche fino a trent’anni fa, essendo stati gli studi focalizzati prevalentemente sull’ambito cognitivo o della psicopatologia.

Il merito di avere sdoganato il concetto di intelligenza emotiva va senz’altro riconosciuto a Daniel Goleman, il quale con il suo fortunato volume Intelligenza emotiva (trad. it. Rizzoli, 2011) ha indubbiamente dato l’avvio ad una serie di studi e ricerche sulle emozioni.

In ambito scolastico raramente sono state prese in considerazione le emozioni, se non nell’ultimo decennio, allorché alcuni psicologi (tra cui i sottoscritti e i colleghi del nostro team) hanno iniziato a formare molti docenti di scuole di ogni ordine e grado su un nuovo format educativo, chiamato appunto Didattica delle Emozioni®️.

L’educazione emotiva a scuola è importante, poiché aiuta bambini e ragazzi a costruire competenze empatiche, di autonomia, autoefficacia, intraprendenza e cooperazione. L’acquisizione di tali competenze ha una ricaduta positiva anche sui livelli di profitto e apprendimento, nonché sul grado di benessere individuale.

FMV: Come cambiano insegnamento e apprendimento attraverso la conoscenza di una Didattica delle emozioni?

RS e UM: Il metodo della Didattica delle Emozioni®️ applicato dagli insegnanti promuove un clima di gruppo favorevole e una connessione tra gli alunni e tra gli alunni e i docenti più intensa, attivando canali di comunicazione che spesso in famiglia non vengono considerati. Aumentando le competenze cooperative e di relazione, si incrementano i livelli di benessere del gruppo-classe. Ciò favorisce una capacità di apprendimento, di concentrazione e di scambio molto più validi. Inoltre, questo metodo aiuta ogni insegnante ad integrare meglio gli alunni più “periferici” (silenziosi, timidi, con difficoltà di relazione) e a prevenire atti di bullismo e di aggressività.

FMV: In cosa consiste il format della Didattica delle emozioni che avete creato?

RS e UM: La Didattica delle Emozioni®️ nasce dopo anni di studi e ricerche prevalentemente centrati sul bisogno di trovare metodologie efficaci per contrastare i più evidenti disagi dei bambini e degli adolescenti del Terzo millennio: bullismo, ritiro sociale, alcool, dipendenze patologiche e comportamenti inadeguati, sempre più in aumento di anno in anno e sempre più a carico di soggetti molto giovani (in Italia la prima assunzione di alcool può avvenire anche ad 11 anni e l’uso dei cannabinoidi può iniziare anche a 13 anni: il bullismo inoltre è già presente alla scuola dell’infanzia).

Il metodo consiste nell’allenare gli alunni, sin da piccolissimi, ad identificare, gestire e modulare le proprie emozioni, affinché possano trasformare le pulsioni (ndr. “voglio tutto e subito”) in condotte più adeguate, solidali ed empatiche. Tale obiettivo può essere raggiunto utilizzando apposite tecniche suddivise per età e obiettivi.

Dal punto di vista neurobiologico si può affermare che queste tecniche/giochi aiutano a sviluppare i neuroni specchio, fasci di neuroni motori ultra-specializzati, scoperti in Italia dall’équipe del prof. Giacomo Rizzolatti dell’Università di Parma, che costituiscono la base biologica dell’empatia: si insegna così agli alunni a mettersi nei panni dell’Altro, sentendo quello che l’Altro sente.

FMV: Ci raccontate qualche best practices in cui avete implementato la Didattica delle emozioni e alcuni dei risultati più evidenti che avete ottenuto?

RS e UM: Il metodo della Didattica delle Emozioni®️ consiste in una serie di interventi, per lo più giocosi e divertenti, proposti dal docente, opportunamente formato da noi, a tutti gli alunni. La tecnica più utilizzata nella scuola primaria e secondaria di primo grado si chiama “Appello delle emozioni”. Questa consiste nel fare il consueto appello, ma gli alunni, anziché rispondere “presente” dicono un numero da 1 a 10 a seconda dell’umore e dello stato d’animo di quel momento (1=sto molto male; 10=sto benissimo). Tale esercizio, ripetuto ogni mattina, aiuta gli alunni a identificare il proprio stato interno, le proprie emozioni e a sentire l’intensità delle emozioni dei compagni. Il docente registra su un foglio le risposte e poi ogni una o due settimane fa il punto della situazione insieme ai ragazzini. L’Appello delle emozioni è molto amato e richiesto dagli alunni.

Oltre a questa tecnica sono state identificate e validate circa 20 tecniche adeguate alle varie età e con obiettivi via via più complessi (“Il cartellino delle emozioni”, “La scatola delle emozioni”, “Il gioco delle associazioni”, “Emozioni e corpo” e altro ancora).

FMV: Disagio ed emozioni. In che modo si può intervenire sull’uno avvalendosi delle altre?

RS e UM: Il bambino, sin dai primi mesi di vita, è provvisto solamente di pulsioni che non riesce a gestire se non con la scarica immediata. Durante la crescita, deve imparare a gestire e differire queste pulsioni, sopportando anche le frustrazioni (che incontrerà inevitabilmente nella vita), trasformandole in emozioni più gestibili e in condotte perciò più adeguate. Una carenza di educazione emotiva significherebbe lasciare il bambino e l’adolescente prigionieri delle pulsioni, incapaci di sopportare le frustrazioni. Questo li predisporrà a mettere in atto condotte disadattate (alcool, droga, bullismo, dipendenza da cibo, dipendenza da tecnologia e altro ancora), proprio per tentare di anestetizzare le pulsioni ed evitare il dolore che queste possono provocare (frustrazioni).

Questo meccanismo ha un corrispettivo nel cervello: una buona educazione emotiva serve infatti a creare più adeguati fasci di neuroni che dal cervello inferiore (pulsione) passano per il sistema limbico (emozione), per poi strutturarsi in una condotta adattiva (intelligenza, controllo, razionalità). Queste vie nervose si sviluppano prevalentemente in contesti di rispecchiamento emotivo e convalida delle emozioni (ndr. “io sento che tu senti quello che stai sentendo). Ricordiamoci che il cervello di un soggetto in età evolutiva impiega circa venti anni per costruirsi e completarsi e il modo in cui si costruisce, cioè la qualità, la quantità dei neuroni e la qualità del funzionamento dello stesso cervello dipendono esclusivamente da come genitori e adulti di riferimento, insegnanti compresi, si rapportano con quel bambino e con quel ragazzo. Noi possiamo perciò essere i migliori o i peggiori architetti del cervello dei nostri figli e dei nostri alunni. Un’educazione emotiva aiuta a costruire cervelli ottimali e migliori.

FMV: Sappiamo che lavorate per l’Unione Europea alla realizzazione e alla diffusione delle linee guida sull’Educazione Emotiva nelle scuole, insieme a rappresentanti della Gran Bretagna, della Romania, dell’Austria, dell’Ungheria e della Turchia. Ci raccontate qualcosa in più di questo vostro impegno?

RS e UM: Dopo avere sperimentato e validato scientificamente la Didattica delle Emozioni®️ in Italia, ottenendo sempre degli ottimi risultati, abbiamo avuto l’opportunità di sperimentare il metodo in diversi Paesi della UE e in Turchia. Anche in questa vasta sperimentazione, pur in culture differenti, i risultati sono stati molto buoni e in linea con i risultati già ottenuti in Italia. Al termine della sperimentazione triennale, il Governo turco, il Governo ungherese e di seguito il Governo cipriota hanno reso obbligatoria l’ora di educazione emotiva nelle scuole.

Sulla scia di questa esperienza, anche in Italia abbiamo avuto l’opportunità di collaborare ad un ddl, che sarà presentato dalla Senatrice Alessandra Maiorino, per introdurre l’ora di educazione emotiva nelle scuole.

FMV: Bambini, insegnanti, genitori, famiglie. Lavorare sull’Educazione Emotiva è davvero un investimento intergenerazionale, soprattutto oggi?

RS e UM: È vero: l’educazione emotiva è proprio un investimento per creare un futuro migliore. A tale proposito, negli anni abbiamo tenuto un’enorme quantità di “Scuole per genitori” in numerosissime città d’Italia. Calcoliamo che negli ultimi 15 anni abbiamo formato circa 15.000 genitori, ottenendo sempre ottimi riscontri. Negli ultimi due anni le formazioni sono continuate online a distanza, a causa della nota emergenza sanitaria. Noi crediamo che le “Scuole per genitori”, soprattutto se in sinergia con la Didattica delle Emozioni®️ a scuola, siano l’unica strada per poter cambiare la rotta dell’educazione e affrontare l’emergenza educativa che si evidenza sempre di più attraverso il disagio e il malessere dei bambini e dei ragazzi, che noi personalmente incontriamo nell’attività clinica.

FMV: Quali saranno gli sviluppi della vostra ricerca circa questo metodo?

RS e UM: Abbiamo intenzione di verificare se il programma di Didattica delle Emozioni®️ possa essere efficace in sostanziali modificazioni psicobiologiche (diminuzione di sostanze dello stress come il cortisol e altri parametri enzimatici) e possa influire sull’attivazione-disattivazione di alcuni geni. Questa ricerca inizierà ad ottobre del corrente anno in alcune scuole di Viterbo, in collaborazione con alcuni Dipartimenti dell’Università Federico II di Napoli, dell’Università de L’Aquila, dell’Ateneo “San Raffaele” di Milano. Se l’ipotesi fosse confermata, saremmo di fronte ad una scoperta psicologica e pedagogica di grande valore: sapremmo con certezza cosa occorre fare e non fare per crescere bene i nostri bambini e i nostri giovani, che non sono altro che la società di domani.

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