Misure a sostegno della famiglia

Rivit Spa è un’azienda di circa 150 dipendenti che si occupa di produzione di tubi e raccordi in acciaio inox e leghe speciali. Nasce nel 1975 a Caltrano in provincia di Vicenza. Lo scorso anno ha creato un fondo per supportare i dipendenti che vogliano creare o allargare la propria famiglia: un’iniziativa di Vinicio Bulla, l’imprenditore veneto, padre di tre figli, che ha dato vita a questa realtà ai piedi dell’Altopiano di Asiago.

FMV lo ha intervistato per chiedergli come è riuscito a portare avanti questa idea e per sapere, a distanza di qualche mese dal lancio, come sta andando l’iniziativa. Di seguito riportiamo l’intervista.

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FMV: Le persone prima di tutto. Potrebbe essere questo il Suo slogan?

VB: Probabilmente sì: il patrimonio di un’azienda non sono i suoi macchinari, ma le persone che ne fanno parte.

 

FMV: Conosciamo un po’ la Sua iniziativa a sostegno delle famiglie dei suoi dipendenti. Come le è venuta in mente? Perché le aziende dovrebbero occuparsene? 

VB: Ho pensato che non avrebbe avuto nessun senso presentarmi dal Padre eterno con tutti i miei risparmi (ndr. ride). E che avrei dovuto preoccuparmi anche di chi mi ha aiutato a metterli da parte quei risparmi, soprattutto perché se non se ne occupano gli imprenditori, lo Stato non se ne occupa…

Ci sono tanti problemi in Italia, per esempio quello della sanità o dei migranti, a me preoccupa molto il problema demografico. Probabilmente, fra quattro generazioni gli italiani in Italia saranno in minoranza. Ho pensato questo potesse essere uno dei modi possibili per intervenire, nel mio piccolo, sui problemi reali del nostro Paese.

 

FMV: Ci spiega più nello specifico quali sono le politiche a sostegno della natalità della Sua azienda?

VB: Noi diamo per 7 anni un incentivo sulle nascite (ndr. risorse che ho già congelato in banca). L’impegno che ci siamo presi è di dare 500 euro netti al mese per l’asilo nido e 250 euro netti al mese per la scuola materna. Se poi arriva un secondo figlio, per questa nascita riserviamo 2000 euro lordi, mentre per il terzo figlio ne riserviamo 3000 euro, ovviamente mantenendo le quote di asilo nido e scuola materna. La riflessione che abbiamo fatto prima di partire con questa iniziativa è che doveva essere veramente efficace e coprire davvero le spese reali. Da qui è nata l’importanza del fattore tempo, e la disponibilità per 7 anni. Possiamo raccontarci quello che vogliamo, ma gli aiuti non possono essere veramente decisivi se non sono protratti nel tempo. Questa, secondo me, è la vera garanzia che la politica sia efficace.

 

FMV: 7 anni sono un arco temporale molto lungo rispetto a ciò che fanno altre aziende. Come stanno andando le cose a distanza di qualche mese? E Lei che risultati si aspetta?

VB: Abbiamo iniziato nel 2019, pochi mesi fa. Al momento abbiamo 31 dipendenti che usufruiscono di questo benefit avendo già dei figli; 1 dipendente aspetta 2 gemelli; ci sono 41 “papabili” genitori; in più c’è qualche nuova assunzione che ci fa ben sperare.

Io credo che il vantaggio di questa politica sia soprattutto per l’azienda, perché le persone restano qui più volentieri. E fidelizzare i dipendenti significa metterli nelle condizioni di lavorare con maggiore entusiasmo e voglia, così da sentirsi più legati all’azienda. Per esempio posso già dire che ho notato come mi salutino più volentieri da quando l’iniziativa è partita (ndr. ride).

Credo non sia un aiuto da poco. È un investimento da circa 700 mila euro, quasi 1 milione. Se poi mi chiede quanti bimbi ci aspettiamo… Beh, se io fossi una donna ne vorrei avere almeno 2 o 3. Su questo la Francia mi sembra un po’ più seria di noi.

 

FMV: Che cosa dobbiamo aspettarci per il futuro?

VB: Francamente, mi aspetto che questa sia una misura presa anche dallo Stato, solo così potremmo avere davvero un’Italia che cresce senza perdere la nostra cultura. Specialmente quella che riguarda le radici cristiane dell’Europa, che non va dimenticata. Ma questa ultima è una considerazione del tutto personale.