Il capolavoro di Saint Exupery per la prima volta sul grande schermo, a ricordarci che i bambini hanno tanto da insegnare agli adulti, oggi troppo presi da una falsa idea di successo.
Per riuscire ad essere ammessa all’esclusiva (e severissima) Accademia Werth, una bambina si trasferisce con sua mamma in un altrettanto esclusivo e grigio quartiere di una grigia cittadina, in una casa in svendita a causa del suo eccentrico vicino, un vecchio Aviatore. Nonostante il rigido programma di studi che deve seguire durante l’estate per non lasciare nulla al caso e diventare un’adulta efficiente e perfetta, la bambina presto si lascia attrarre dal mondo colorato e sognatore dell’Aviatore, che le comincia a raccontare la storia del suo incontro, molti anni prima, con un bambino che veniva da lontano, il Piccolo Principe. La bambina così si apre alla fantasia e al mondo dello stupore, fino a decidere, una volta scoperto il finale del racconto, di partire anche lei per un viaggio, alla ricerca proprio del Piccolo Principe.
Il Piccolo Principe è finalmente sbarcato sul grande schermo. E lo ha fatto con un’opera rispettosa e rischiosa allo stesso tempo.
Rispettosa, perché gli amanti del libro troveranno il romanzo trattato con grande delicatezza fin nei minimi dettagli: dalla mancanza di nomi propri (l’Aviatore, la Bambina, la Mamma), alla parte del racconto dell’Aviatore realizzata in stop motion sfruttando i disegni originali di Saint-Exupery (vera chicca estetica), fino al tema sotteso nel film, sul “problema” degli adulti che non sono più in grado di vedere l’elefante dentro al cappello e si sono dimenticati le cose davvero essenziali, come il donare tempo a chi si ama, o l’alzare lo sguardo ad osservare le stelle.
In questa prima parte i puristi del romanzo non avranno nulla da eccepire. Ma poi comincia quella “rischiosa”. Perché in fondo non sarebbe giusto che il racconto terminasse con la fine del libro, che dà uno spunto per imparare, ma che resta solo un input, uno slancio perché ciascuno cominci il proprio viaggio personale alla ricerca dell’essenziale.
E così succede qui: la bambina decide di affrontare la propria avventura e mettersi in gioco, esattamente come fece il Piccolo Principe quando lasciò la sua Rosa.
Rincontriamo allora i personaggi del romanzo, inseriti in un contesto nuovo, riutilizzati, rimaneggiati, quasi stravolti, per permettere alla protagonista di capire cosa sia davvero l’essenziale e non dimenticarlo più, mettendo le basi per diventare davvero una magnifica adulta.
Questa seconda parte spinge il fan accanito del romanzo a fare un passo ulteriore, a buttarsi nel vuoto del “cosa potrebbe essere successo dopo il finale”, a mettere da parte il puritanesimo da libro sul comodino e andare al suo cuore, dove un tramonto ti aiuta a ricordare cosa conti davvero, dove amare vuol dire anche assumersi il rischio di soffrire, dove la morte non ha l’ultima parola e “l’essenziale è invisibile agli occhi”.
Questo il percorso della Bambina, che con la sua forza riuscirà a far riscoprire l’essenzialità dei legami anche alla sua mamma, fin troppo preoccupata, a causa di una vita difficile e “moderna” a fare in modo che sua figlia diventi una persona di successo.
Ma il vero successo si misura dalla forza dei legami. E oggi più che mai ci vogliono i bambini per ricordarcelo.
Il Piccolo Principe è un film profondo, per tutti, grandi (specialmente) e piccini, anche se forse un po’ complesso per i più piccoli, dove l’unica pecca, nella versione italiana, è stata proprio la scelta di puntare su nomi dello spettacolo per dare le voci ai personaggi immortali del romanzo, che sarebbero stati molto più efficaci con doppiatori professionisti. Unica scelta poco felice, per un titolo che non aveva bisogno di sovrastrutture e che doveva essere trattato come la storia che racconta. In maniera essenziale.
Elementi problematici per la visione: nessuno.
Il piccolo principe
The Little Prince *****
Regia di Mark Osborne; sceneggiatura di Irena Brignull e Bob Persichetti; con le voci di Toni Servillo, Paola Cortellesi, Stefano Accorsi, Pif, Micaela Ramazzotti, Giuseppe Battiston, Alessandro Siani;107’; Francia 2015.
di Maurizia Sereni
Story Editor