I robot di Westworld
Westworld è un parco divertimenti che riproduce il vecchio West e dove i visitatori possono vivere le avventure più disparate attraverso storie narrative costruite per loro, sapendo che qualunque cosa facciano, “gli ospiti” non sono altro che robot, resi praticamente perfetti e programmati e ri-programmati dopo ogni “morte” dalla direzione del parco.
Un giorno però qualcosa cambia: alcuni robot dimostrano di avere capacità che vanno molto oltre la loro programmazione… e di sentire un richiamo lontano, che forse risale al primo vero loro costruttore…
Quante volte vorremmo liberarci degli schemi che la realtà ci prefigge e semplicemente lasciarci andare? Quanto questa realtà ci imbriglia e ci impedisce di realizzarci o di capire chi siamo e cosa vogliamo realmente? E in fondo: cosa ci rende davvero “umani”? È la capacità di autodeterminarci? Di “fare tutto ciò che desideriamo”? O è qualcos’altro?
Queste domande di senso hanno da sempre caratterizzato la letteratura e la cinematografia che ha trattato il tema dei robot: pensiamo solo ai romanzi di Isaac Ivory, come I, Robot, o a quelli di Philip K. Dick come Blade Runner.
Questa stessa serie è tratta da un film scritto e diretto da Michael Crichton (lo scrittore di Jurassic Park), addirittura nel 1973.
Tecnicamente, le puntate si sviluppano su diversi archi narrativi (tanti sono i personaggi, un po’ alla Game of Thrones), sviluppando le linee dei vari personaggi in maniera sapiente (verso il finale ci sono diversi colpi di scena che sparigliano le carte, forse un po’ troppo). Graficamente impeccabile, alterna scene di laboratorio senza finestre e con luci al neon agli ambienti meravigliosi del Gran Canyon.
Westworld è una serie per molti aspetti filosofica (che potrebbe risultare alle volte un po’ troppo “mentale” e quindi non immediata), che problematizza e rende sempre più attuale la domanda di senso su cosa ci renda davvero umani. La serie risponde infatti in maniera piuttosto chiara: l’uomo è una “macchina” molto complessa, una mente geniale, ma anche capace, se non indirizzata, di commettere tutti gli orrori possibili, e quindi di perdere la propria umanità. Perché ciò che ci rende in definitiva uomini è la nostra coscienza: la capacità di discernere il bene dal male e di indirizzarci verso il bene.
E la memoria, anche dei fatti più dolorosi, è quella che ci permette di affinare questa coscienza, di rimanere ancorati alla nostra umanità.
Ecco quindi una realtà, quella del parco, in cui gli uomini cercano di dimenticare chi sono (o di scoprire chi sono veramente?) in-sensibilizzando la loro coscienza (quale luogo migliore del “Vecchio e Selvaggio West”, dove vigeva la legge del taglione e nessuna legge morale?), mentre i robot lottano per conservare la loro memoria e arrivare alle proprie radici, alla propria coscienza, al proprio IO.
Da un lato e dall’altro la domanda è quindi sempre la stessa: chi sono io?
Oggi queste domande profonde si fanno sempre più impellenti. L’intelligenza artificiale ormai non è più fantascienza, ma solo scienza e si sta imponendo sempre di più alla nostra realtà (pensiamo solo ai robot costruiti per il piacere sessuale, agli esperimenti sulla clonazione, ai macchinari sempre più sofisticati in tutti i campi, per sostituire i lavori le persone nei lavori più faticosi). Oggi queste domande ci riguardano sempre più personalmente: perché solo ricordandoci cosa ci renda davvero uomini capiremo cosa sia giusto fare e cosa no. E solo la decisione di seguire la nostra coscienza e di scegliere il bene ci manterrà uomini.
Westworld
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Creatore: Jonathan Nolan, da un’idea di Michael Crichton. Attori: Evan Rachel Wood, Thandie Newton, Jeffrey Wrigth, Ed Harris, Anthony Hopkins; 2016.
Elementi problematici per la visione: in generale, per le tematiche trattate e la complessità, si consiglia una visione a partire da 15 anni. Inoltre, i robot quando sono in laboratorio sono nudi, questo aspetto a seconda delle puntate (e dei registi) è più o meno trattato con eleganza o insistito.
Nota dell’autrice: ho scelto di analizzare la serie Westworld perché è molto attuale (in primavera 2018 uscirà la seconda stagione), ma la tematica dei robots sta fiorendo ormai da anni in ambito audiovisivo: pensiamo a serie come Mr. Robot, o Humans, o ancora a film come Ex Machina, tutti sicuramente molto interessanti da analizzare.
Maurizia Sereni
Story Editor