I legami 2.0: una sfida per uomini veri

Il film campione di incassi di Paolo Genovese ci pone davanti una realtà drammatica della società odierna. Ma anche ad una vera e propria sfida su chi vogliamo essere.

Quattro coppie di amici storici si ritrovano per una cena in compagnia. Sembrerebbe la solita uscita se non decidessero di fare un gioco: condividere tutte le chiamate e i messaggi che arriveranno durante la cena. Così, lentamente emergono piccoli e grandi non detti, la vita segreta che ciascuno ha nascosto agli altri. Che scoprono che niente è come sembra.

Quanto della nostra vita è affidato al telefono, alle sue chat private? Chi si nasconde dietro i nomi della nostra rubrica? E se uno potesse guardare lo smartphone del proprio partner, di quali segreti scoprirebbe di essere stato tenuto all’oscuro? Perfetti Sconosciuti parte da queste domande e porta avanti la tesi che in fondo ognuno vive una vita segreta, affidata e protetta da quella “scatola nera” che è il telefono.

Così, il film che si caratterizza come corale, mescolando sapientemente momenti di tensione e rilascio, risate e dramma, dà spazio al percorso di ciascun personaggio, accompagnandolo verso il suo momento di verità. Che la maggior parte delle volte sarà molto diversa da quello che gli altri, fossero amici di infanzia o lo stesso partner, pensavano che fosse.

Genovese ci pone quindi di fronte alle relazioni 2.0, trattando un tema attuale e toccando un nervo scoperto della società odierna: la labilità dei legami reali, soverchiati da quelli virtuali. Ci mostra come chiunque abbia segreti più o meno inconfessabili che ne condizionano la vita, e soprattutto ne minano le relazioni, mettendoci il dubbio su quanto noi stessi conosciamo poco la persona che abbiamo affianco.

Ma la pellicola ci mostra anche l’altra faccia della medaglia: perché se attraverso i social emerge il vero lato di noi, è vero anche il contrario, affacciati ad uno schermo possiamo sfuggire da una realtà che non riusciamo o non vogliamo affrontare, creando la nostra panacea.

Perfetti Sconosciuti è una prova di grande scrittura. La sceneggiatura si dipana senza essere (quasi) mai banale e senza punti morti, uno scorcio sulla realtà che colpisce per la sua crudezza, la cui drammaticità riguarda il fatto che ci presenta una realtà oggi fin troppo frequente, quotidiana. E in questo senso il finale è ancora più spiazzante, perché una riprova di quanto la Verità ci renda liberi: liberi di andare a fondo al nostro dolore, di fare delle scelte consapevoli, finanche di amare davvero.

O almeno ci renderebbe tali se la volessimo affrontare.

Ma soprattutto, più che come la mera denuncia di una realtà, la pellicola deve essere vista come una provocazione, perché al di là dell’amarezza e dello sguardo cinico lancia una sfida agli uomini di oggi: essere persone coerenti fino in fondo, affrontare anche una realtà di sofferenza senza tirarsi indietro e, soprattutto, puntare fino in fondo sui legami, amicali o famigliari, lavorando seriamente sulla comunicazione con le persone che ci stanno accanto. Solo così saremo persone davvero realizzate e in grado di vivere una sola vita. Possibilmente felice.

 

Perfetti sconosciuti

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Regia di Paolo Genovese; sceneggiatura di; con Edoardo Leo, Marco Giallini, Valerio Mastrandrea, Giuseppe Battiston, Kasia Smutniak, Alba Rochwacher, Anna Foglietta; 97’; Italia 2015.

 

di Maurizia Sereni

Story Editor