Il lavoro come antidoto alla disabilità

Dignità e solidarietà a servizio del bene comune

C’è una realtà che abbiamo recentemente conosciuto, che opera a Saronno, in provincia di Varese, e che si chiama Fondazione Lavoro e Solidarietà onlus; il suo presidente, Pasqualino Cau, ce ne ha parlato così lungamente che abbiamo pensato di raccontare attraverso la sua testimonianza le attività che porta avanti in ottica di disabilità e lavoro.

Si tratta di una realtà che si fonda su due premesse fondamentali.

La prima riguarda lo spirito che la anima, da cui nasce quel concetto di dignità conferito alla persona per il quale l’uomo diventa il centro dell’universo perché è l’unica creatura a immagine del Creatore. Tutto quello che l’uomo sa fare, o non sa fare, non aggiunge o non toglie nulla a questa sua intrinseca grandezza. Le diverse abilità di cui ogni uomo è portatore fanno parte dei limiti di ciascuno, non possono essere misura della sua stessa dignità. Al contrario, noi siamo abituati a rapportare la grandezza dell’uomo alle sue abilità, ma valorizzare quello che una persona sa fare, per quanto poco sia, vuol dire riconoscerne la dignità e riconoscersi in quella stessa dignità. Il segno distintivo di questo genere di uomo e di umanità è la solidarietà.

La seconda premessa riguarda le diverse abilità. Noi, in quanto esseri umani, siamo tutti diversamente abili, perché le abilità sono distribuite in noi in maniera diversa; alcuni raggiungono prestazioni elevatissime – in campo scientifico, culturale e/o sportivo (cui abbiamo cercato di dare un valore, a volte anche “numerico”: basta pensare ai Premi Nobel, alle medaglie nel campo dello sport, ai santi nella morale e nella religione), altri rimangono nell’ordinarietà, altri ancora difettano di alcune abilità e di fronte ad un difetto più o meno elevato, siamo soliti parlare di disabilità e di handicap. Ma la realtà ci dice che siamo tutti soggetti più o meno “handicappati” rispetto all’eccelso, siamo tutti portatori di mancanze e di diverse abilità e se da principio ci troviamo ad ipotizzare che esistano da una parte gli abili e dall’altra i diversamente abili abbiamo già definito le barriere da cui dobbiamo liberarci. Se invece io mi pongo di fronte ad una persona come me, ma solo con abilità più basse rispetto alle mie, comprenderò anche che ci sarà un altro rispetto a me stesso con delle abilità più alte delle mie. Ecco perché siamo tutti diversamente abili: a creare distanza è solo il pietismo…

La Fondazione CLS – e le 5 attività cooperative che ruotano attorno ad essa e che partono tutte dall’acronimo iniziale – si misura proprio con queste due premesse fondamentali, operando da circa un trentennio (è nata nel 1988) in tema di lavoro e di solidarietà.

CLS la – Lavoro gestisce una fabbrica dove si producono imballaggi in cartone ondulato e una cartotecnica dove il prodotto di base è rappresentato da espositori pubblicitari per grandi aziende. Una struttura del genere è costituita da impianti complessi, governati da computer, da progettisti di manufatti, e dove l’attività è condotta da abili con disabili. La CLS è nata per i disabili e non per gli abili, ma gli abili sono associati ai disabili perché ci sono delle capacità che vengono richieste per alcune attività più complesse di cui l’abile può farsi carico. Questa fabbrica vive di mercato, il lavoro che riesce a produrre è messo sul mercato e dal mercato cerca di avere il ritorno necessario per coprire i costi di gestione. Tutti i disabili che lavorano nella fabbrica hanno un proprio stipendio, sono pagati perché il concetto del lavoro ha senso se è remunerato; ovviamente sono ricompensati non secondo ciò che si fa, ma in base all’impegno che si mette in quello che si fa: un impegno, ovviamente, nei limiti, possibili, di ognuno. Questa fabbrica ha 55 impiegati, 18 abili e 37 disabili e questo fa la differenza, ma si porta sulle spalle anche dei costi enormi che spesso è difficile coprire.

Il Presidente Cau ci ha raccontato che mentre questa fabbrica si sviluppava è nata l’esigenza di formare le persone che sarebbero state inserite in questo lavoro; è nata così la cooperativa CLS fa – Formazione all’autonomia, in cui ci si rivolge a disabili con maggiore difficoltà per aiutarli a recuperare attitudini, capacità, potenzialità inespresse e intrinseche, utili a raggiungere l’autonomia gestionale di se stessi, la cura della persona e dei vari bisogni, e in progressione, per chi dimostra potenzialità ulteriori, l’inserimento lavorativo. In questa cooperativa sono presenti una trentina di disabili guidati da 7 educatori e da una psicologa.

La terza cooperativa è la CLS ca – Comunità Alloggio, nata dalle richieste di alcuni genitori. Questa cooperativa è formata da tre realtà: due comunità vere e proprie – la casa di chi ha perso i propri genitori e non ha nessuno che li accudisca, in cui gli educatori sono sempre presenti, con turni anche faticosi, di giorno e di notte e durante le festività – e una piccola area di mini alloggi – per tutti quei disabili che hanno un’autonomia tale da potere e volersi gestirsi da soli, e in cui comunque è presente un sistema di una sorveglianza 24 h su 24 h per qualunque necessità.

La cooperativa nata più di recente è la CLS da – Disabili autistici, che porta avanti un impegno molto difficile, perché lotta contro quella chiusura che qualcuno definisce nell’autismo come un buco nero, come un tutto dentro. La sfida è proprio quella di portare i disabili ad uscire da se stessi, a socializzare, a star bene con gli altri e a misurarsi, a seconda delle proprie capacità, anche con il mondo del lavoro.

E poi c’è la CLS sc – Sun Chi, che si occupa di disabili con disturbi mentali e che collabora costantemente con le ASL vicine, portando queste persone a compiere un percorso particolare, che è quello di “facilitatori sociali”. Questi ultimi, che hanno raggiunto l’equilibrio mentale e che si misurano con il loro problema risolto che pur non rinnegano, si propongono di aiutare chi è ancora in cammino a percorrere la stessa strada. In Inghilterra e in Germania i facilitatori sociali sono riconosciuti come professione; in Italia, la Regione Lombardia, attraverso l’Università Bicocca e il coinvolgimento della Fondazione CLS, ha messo in piedi una ricerca che analizzi il significato e il valore di questa attività. Al momento è stato creato un progetto di formazione, della durata di tre mesi, che porterà a ricevere il diploma di facilitatore sociale.

Queste le 5 realtà riunite tutte intorno alla Fondazione CLS; che da un lato garantisce la sopravvivenza di ciò che già esiste, e dall’altro provvede anche alla nascita, in base a nuovi bisogni del territorio, di strutture ad hoc in grado di rispondere proprio a tali bisogni. Il Presidente Cau ci ha anticipato che la Fondazione CLS si sta concentrando su almeno tre nuove attività: attivare la produzione di specifici prodotti alimentari (nuova iniziativa imprenditoriale che si affianca alla fabbrica del cartone); creare un centro diurno per disabili anziani (con l’inserimento delle persone in età pensionabile che fanno parte della cooperativa CLS la, nell’ottica di lasciare spazio ai disabili più giovani); la creazione di una palestra (che rallenti il decadimento fisico del disabile, dove l’istruttore è anche un educatore).

Tanti progetti, da più di trent’anni, tutti interamente a servizio del bene comune, in cui è rappresentato il volto di quella dignità dell’uomo che nel lavoro può arrivare ad esprimersi chiaramente.

FMV