Imparare l’inclusione dallo sport

I Trisome Games 2016

Dal 15 al 22 luglio si svolgeranno a Firenze i Trisome Games 2016, la prima edizione delle Olimpiadi per atleti con Sindrome di Down. Un appuntamento unico al mondo che vedrà la partecipazione di oltre 600 atleti, provenienti da 34 paesi e da 5 continenti diversi, che si confronteranno in 9 discipline sportive che spazieranno dall’atletica leggera, al nuoto, al judo, al tennis tavolo e alla ginnastica artistica. Organizzati dalla FISDIR (Federazione Italiana Sport Disabilità Intellettiva Relazionale) e dal Comitato Regionale Toscana del CIP (Comitato Italiano Paralimpico) e promossi in collaborazione con Regione Toscana e Comune di Firenze, i Trisome Games 2016 si svolgono in Italia, e nello specifico a Firenze, su indicazione della Su-Ds – Sport Union for athletes with Down Syndrome, l’organismo internazionale che sovrintende lo sport per atleti con Sindrome di Down.

FMV ha intervistato Alessio Focardi, presidente del Comitato Organizzatore Locale, sugli intenti di questa manifestazione. Di seguito riportiamo l’intervista.

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FMV: I Perché organizzare questi Trisome Games? Qual è il messaggio che si vuole dare con questo evento?

AF: Vogliamo far capire all’opinione pubblica che quando si parla di barriere si parla spesso di barriere architettoniche, ma che esistono anche barriere culturali ancora più grandi e invisibili. Questo evento internazionale, fortemente voluto da 9 discipline sportive mondiali, vuole trasmettere l’idea che una persona con la Sindrome di Down possa gareggiare a livello agonistico, vincere una medaglia e comportarsi come tutti gli sportivi. È un’opportunità importante che vogliamo dare principalmente agli atleti e poi per le famiglie. Il messaggio non è sono, ma ne racchiude molti. E siamo anche molto felici che queste olimpiadi si tengano a Firenze, un luogo in cui la storia ha una rilevanza notevole e in cui la cultura possa essere il veicolo per far attecchire quanto più possibile il messaggio che vogliamo dare.

 

FMV: Quanto sono importanti le famiglie nei vari contesti di disabilità? E come è possibile valorizzarle maggiormente?

AF: La convinzione di tutti nello stilare lo statuto dei Trisome Games era rispondere ad una domanda precisa: “Cosa faremo dopo il 22 luglio, quando non si parlerà più di questi giochi?”. Noi vogliamo, ci auguriamo fortemente, che la nostra missione possa essere quella di riuscire a ritagliare una parte del nostro budget, e lo vogliamo fare fortemente, per strutturarci in un modo maggiormente definito e continuare il nostro lavoro con le famiglie, con i centri sportivi, con le scuole, con tutti quei soggetti che sono accreditati alla crescita della cultura in generale. La mia speranza è che ai prossimi Trisome Games, che probabilmente si svolgeranno in Francia, ci siano degli atleti che sull’onda dei progetti che noi avremmo messo in piedi dopo il 22 luglio possano parteciparvi come atleti italiani. Il messaggio è che non ci si ferma ai Trisome Games, perché l’obiettivo è aiutare tutti, soprattutto in ottica economica, cui si cerca di sopperire come si può.

 

FMV: Come vengono gestiti, all’interno della manifestazione, i volontari, che sono una voce importante nella vostra iniziativa?

AF: È indispensabile per noi che ci sia una formazione ad hoc, ma essendo questa la prima edizione non esistono associazioni che sul territorio italiano si siano mai occupate di iniziative analoghe. Noi cercheremo di dare ai volontari una formazione che risulti la più mirata possibile, anche perché in ogni caso si tratta di persone che stanno già lavorando o che hanno iniziato a lavorare da anni con le persone con la Sindrome di Down. Abbiamo già definito delle date ben precise in cui ci occuperemo di questa formazione.

 

FMV: La persona prevarrà sulla sindrome: è questa la sfida più grande che cercate di vincere anche con i Trisome Games?

Questo è un tema importante e non vale solo per chi è affetto dalla Sindrome di Down. I ragazzi devono capire che loro verranno a Firenze perché sono stati convocati dalla Federazione e dovranno fare del loro meglio. In Italia c’è spesso l’idea che i ragazzi che hanno una disabilità sono connotati come quei “poverini” che non si sa mai “se ce la faranno?”. Ma non è così. Noi abbiamo un atleta fiorentino, che vive a Firenze, ma ha tre passaporti e che gareggerà per una nazionalità diversa da quella italiana: ognuno di questi ragazzi sa già bene in cosa e per cosa si impegna. E le famiglie e gli amici che li accompagneranno, con tutto quel movimento culturale di cui si parla ora sul “dopo di noi”, daranno al tessuto sociale fiorentino e toscano un messaggio positivo, perché spesso si ha un’idea un po’ distorta di quelle che sono le disabilità in generale. Io sono convinto che i Trisome Games saranno il veicolo per comprendere meglio alcune problematiche che vanno necessariamente affrontate. E la mia è una convinzione che coinvolge le amministrazioni pubbliche, le persone comuni, tutti coloro che che vedranno sui social network quello che accadrà. È questa la nostra più importante missione: dobbiamo cercare di aiutare tutti a capire meglio certe problematiche. C’è chi ci riuscirà, chi no, ma se anche una parte molto piccola ci riuscisse, noi avremmo comunque raggiunto ampiamente il nostro obiettivo.

 

FMV: L’ultima domanda è sul tema del lavoro. Ci può essere una ricaduta in termini di occupazione e integrazione anche per queste persone con la Sindrome di Down?

Il tema del lavoro in questo momento è un tema importante del nostro Paese. Io mi occupo da diverso tempo della Legge 68/99 e della Legge 104/92 e sono sempre più convinto che una maggiore conoscenza delle persone con disabilità possa certamente aiutare molto il mondo del lavoro. Gli imprenditori possono capire che se uno riesce a prepararsi, come questi ragazzi, tra mille sacrifici per cercare di vincere una medaglia, allo stesso modo potranno un giorno fare gli stessi sacrifici in un contesto professione. Certo tra allenamento e lavoro la situazione è un po’ diversa, ma l’obiettivo è il medesimo: qualificarsi. Se così è ogni imprenditore dovrebbe puntare su persone così, in un contesto di disabilità oppure no. È vero che chi ha una disabilità, fa una fatica maggiore ad inserirsi, ma se grazie anche ai Trisome Games alcune aziende saranno più sensibili su questo argomento avremmo ottenuto un importante risultato. Che vale sia per il contesto sportivo che per quello lavorativo.